Descrizione
Tra i centri storici della Provincia di Salerno, Teggiano (m. 637 s.l.m. e 8.348 ab.) è certamente quello che ha conservato meglio la sua antica fisionomia di roccaforte ed è con tale aspetto che si presenta a chi raggiunge il suo Centro Storico. L’aspetto naturale di Ioppidum romano, ricordato ancora oggi dalla conservazione in pianta del Cardo e del Decumano viene rinnovato in epoca normanna e in età federiciana. Ma è soprattutto in epoca medioevale che l’allora Diano ha avuto un ruolo predominante nella storia del Vallo di Diano. Difatti la potente famiglia Sanseverino vi costruì il Castello e la elesse a roccaforte dove potersi rifugiare in caso di pericolo. Lì Antonello Sanseverino, Principe di Salerno e signore dello Stato di Diano, insieme a molti altri feudatari della zona, ordì la Congiura dei baroni, una sorta di sommossa fiscale contro il re di Napoli Federico d’Aragona e conclusa nel 1487 con l’accordo fra le parti. A quell’epoca oltre al Castello era protetta tutta la città poichè Diano era cinta da alte mura con 25 torri di guardia e quattro porte di accesso e fu ritenuta inespugnabile dopo che resistette per 3 mesi all’assedio del nuovo re di Napoli Ferdinando d’Aragona.
Chiesa – Convento di San Francesco
La costruzione della Chiesa e dell’annesso Convento risale ai primissimi anni del XIV secolo, come attesta l’iscrizione posta sull’architrave del portale ,datato 1307. Il Convento è considerato, verso il 1340, appartenente allacustodia di Principatusdell’Ordine dei frati Minori Conventuali di San Francesco. Il Convento verrà soppresso con le leggi napoleoniche nel 1808.
La pianta segue uno schema “a fienile”, molto diffuso nelle costruzioni dell’Ordine in area meridionale : ad aula rettangolare, coperta da tetto a capanna con l’abside a pianta quadrata un tempo coronata da volta a crociera. Nel 1745 un controsoffitto, dipinto dal De Martino , nascose le capriate, e le monofore poste in alto alle pareti laterali.
Di notevole interesse gli affreschi: Scene della vita di San Francesco, eseguiti da ignoto maestro nella prima metà del XIV secolo e Santi Francescani con San Michele Arcangelo, della seconda metà del XV secolo. Preziosi anche gli stalli del coro cinquecentesco e il chiostro con il pozzo centrale.
Il Castello dei Principi Sanseverino
Sorto in epoca normanna in seguito al processo di incastellamento degli antichi abitati in atti in tutta Europa, il Castello di Teggiano è fra i più importanti dell’Italia meridionale.
Nei primi anni del Quattrocento, quando Diano era stata incamerata nel demanio regio per la cacciata dei suoi feudatari, i Sanseverino, conti di Marsico, il Re di Napoli Ladislao di Durazzo dispose un primo restauro del Castello, ordinando che alle spese occorrenti contribuissero tutti i paesi del Vallo di Diano.
Un altro restauro è documentato nel 1417, disposto questa volta dai Sanseverino, ai quali si deve perciò l’ampliamento della costruzione che fece assumere al Castello quell’aspetto monumentale che notiamo ancora oggi.
Il Castello è citato nella storia del Regno di Napoli per due fatti memorabili avvenuti in esso:
– la Congiura dei Baroni contro il Re Ferdinando I° d’Aragona.
Nel 1485, sotto la guida del Principe Antonello Sanseverino, i Baroni della zona, stanchi di contribuire in maniera sempre crescente alle spese militari del Re, si ribellarono riunendosi a Diano.
– l’Assedio di Diano del 1497.
Nel secondo decennio il Castello fu restaurato da un altro dei suoi proprietari : il Marchese Giovanni Villani. Tale restauro è ricordato da una lapide posta all’ingresso principale. Al 1660 circa risale una descrizione fatta da uno storico teggianese, padre Luca Mannelli, il quale dice che la costruzione è circondata da “profondo e largo fosso sì che vi s’entra per due ponti, uno dei quali più vicino alla porta, nell’occorrenza si alza la notte. La fabbrica è molto larga e soda, con otto grandi torri, una delle quali è il maschio dell’antica fortezza di Ladislao, rinchiuso, mentre un’altra chiamata torre della lumaca, alta il doppio delle altre per iscoprire il nemico”. Il Mannelli dice infine che il Castello di Diano è giudicato “inespugnabile“.
Chiesa di Sant’Antuono
Antichissima chiesetta, eretta forse prima del XI secolo, è situata sul lato nord del centro storico, poco distante dalle mura del Castello. L’esterno modesto nelle sue linee strutturali, presenta il campanile incorporato nello spessore della facciata: sul lato destro è posto sul portale di accesso con l’architrave decorato da un delicato intreccio arboreo.
L’interno segue uno schema basilicale: una navata principale, di modeste dimensioni, affiancata un tempo da due navatelle divise da un ridotto colonnato. Una parte della navatella di destra fu demolita, nel 1958, per far posto alla strada.
In recenti lavori di restauro sono emersi sulle pareti interne un importantissimo ciclo di affreschi medioevali.
MUSEO DELLE ERBE
Il Museo delle Erbe con Viridarium, inaugurato nel giugno del ’99, già rappresenta il punto di riferimento di numerose categorie sociali dai professionisti agli studenti, ai contadini, agli artigiani, alle massaie, ai ricercatori, agli studiosi, ai curiosi della Provincia di Salerno e della Regione Campania.
Situato in pieno centro storico accanto all’antico Convento della SS. Pietà, si sviluppa in diverse sezioni:
- Etnobotanica (l’antica spezieria medievale, la medicina popolare, le erbe nell’uso domestico, le piante ed i legni dell’artigianato, le erbe della magia);
- Medicine naturali, preparazioni farmaceutiche ed erboristeria;
- Banca semi ed antico germoplasma delle zone interne della Provincia di Salerno.
- Erbario naturale, classificazioni e carte floristiche;
- Micologia;
- Monitoraggio sulle emergenze floristiche del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano;
- Le erbe, la didattica ed il mondo della scuola.
Chiesa – Convento della SS. Pietà
Il complesso, sorto in epoca trecentesca, come convento benedettino maschile, fu trasformato da Antonello Sanseverino, Principe di Salerno e Signore di Diano, dopo il 1475, in convento dei frati Minori Osservanti di San Francesco. Nella stessa epoca fu arricchito di opere d?arte.
La chiesa presenta, all?esterno, un bellissimo portico rinascimentale con tre archi poggiati su artistici capitelli attribuiti a Francesco da Sicignano e uno splendido portale in pietra (1476) con al centro, nella lunetta, una scultura raffigurante la “Pietà” e un portone ligneo scolpito e dipinto della stessa epoca.
All?interno una grande navata con, sul lato sinistro, con archi a vela poggiati su basse e robuste colonne in pietra, una navatella laterale su cui si affacciano due cappelle, accoglie affreschi del XIV e XV secolo, tavole dipinte e statue del XV secolo e, nell?abside, un bel coro ligneo con gli schienali su cui sono dipinte le immagini dei Santi e, al di sopra, su un palchetto, il gruppo ” del Compianto ” una serie di sei statue lignee policrome (1505) attribuite a Giovanni da Nola e raffiguranti la deposizione con il Cristo morto, l?Addolorata, San Giovanni Battista, la Maddalena, Roberto e Antonello Sanseverino.
All’interno del Convento vi è il grande chiostro con colonne in pietra lavorata e affreschi sulle vele e le lunette del XIV e XV secolo. Nel refettorio si conserva l? “Andata al Calvario” un grande affresco del 1476.
Chiesa di San Martino
Di epoca rinascimentale, quindi posteriore alle altre chiese di Teggiano, S. Martino ha subito nel corso dei secoli numerosi restauri; non ultimo quello successivo all’incendio del 1820, opera di Giovanni Carrano.
La pianta è basilicale, a tre navate separate da colonne monolitiche in pietra, senza transetto; dal presbiterio si accede all’abside, poligonale voltato a vela, attraverso un arco trionfale a tutto sesto poggiante su solidi pilastri.
L’accesso all’interno è dato attraverso un porticato a tre arcate a tutto sesto poggianti su colonne lisce; le volte sono a crociera.
Il portale principale, affiancato da due porte minori, pur non recando iscritta alcuna data, presenta forme decorative di epoca tardo-settecentesca; è formato da due pilastri poggianti su un piedistallo, ornati da due
scudi gentilizi e sormontati da un architrave con fregio.
Le notizie storiche indicano S. Martino come parrocchia fino al 1940.
MUSEO DIOCESANO SAN PIETRO
Il Museo Diocesano San Pietro, riallestito nell’anno 2007, è alloggiato nella dimessa chiesa di San Pietro, costruita nel XIII secolo, nel luogo dove, probabilmente nell’età romana sorgeva un tempio dedicato aldio Esculapio.
Chiesa – Convento di Sant’Agostino
Fatta costruire come chiesa dell’annesso convento dei frati agostiniani, ha un portale d’ingresso su cui figura incisa la data 1370 e presenta uno schema iconografico ad aula, chiusa da un coro un tempo poligonale.
Più volte restaurata, la chiesa, fatta eccezione per il portale, non presenta testimonianze medioevali.
Del convento adiacente, sorto anch’esso nella seconda metà del XIV sec., è ben conservato il chiostro, decorato nelle volte da un ciclo di affreschi attribuiti al XVII sec., raffiguranti la vita di Sant’Agostino. Nell’interno della chiesa vi sono una grande statua di S. Agostino e due altari in pietra locale : l’altare maggiore e quello della Madonna del Buonconsiglio.
Molto importante è una tela raffigurante il supplizio di Santa Margherita.
Museo degli usi e delle tradizioni del Vallo di Diano
Il piccolo museo di Teggiano è uno scrigno di reperti, mantenuti vivi nella loro funzione originaria, dall’antico telaio per tessere la tela, tuttora funzionante e con la tela avviata, alla gromola per la canapa , ai dipanatoi, ai filatoi, agli aratri per buoi e per cavalli, alle lucerne, agli attrezzi per falciare, mietere, trebbiare, setacciare, lavorare il legno e per compiere tutte le funzioni che la vita contadina del luogo richiedeva.
Vi è anche un antico letto in ferro battuto, un cassone – armadio per granaglie e farina, trappole per topi molto antiche, vasi di ceramica e terracotta antichi, forbici per tosare le pecore, finimenti di cuoio e fotografie, tante antiche immagini, coi rudi progenitori in posa, nel loro portamento contegnoso e un poco forzato, nei panni semplici della povera gente di allora. E poi ci sono i ritratti, di chi stava bene, dei signori, coi vestiti di panno più leggero, delle donne giovani e delle bambine, timidamente civettuole.
Completano la raccolta oggetti, musiche, costumi e soprattutto la documentazione sui cicli di lavoro che esistono ancora oggi, come, ad esempio, la trasformazione del latte, la produzione del pane, vino, olio, e la coltivazione del lino, della canapa, della lana.
Chiesa di San Michele Arcangelo
È tra le chiese più antiche di Teggiano e si presenta all’esterno con il caratteristico portico di piccole dimensioni disposto non sulla facciata, bensì sul lato lungo.
Di antica data sono sia il campanile che il grande abside. Il presbiterio è rialzato, evidenziando maggiormente la presenza della CRIPTA, che è la parte più antica dell’intera costruzione. Interessanti sono i quattro rozzi e duri rilievi, colmi però di efficace espressione, raffiguranti i simboli degli “Evangelisti”, databili intorno al 1270 e attribuiti a MELCHIORRE DI MONTALBANO.
Di notevole pregio artistico gli affreschi della cripta: sulla parete sinistra troviamo una Madonna in trono tra San Giovanni Battista e S. Venera, un vero documento storico databile al primo decennio del XV secolo. Sulle altre pareti affreschi e frammenti di essi raffiguranti ancora Santa Venera e altri Santi risalenti al XIII secolo.
Chiesa della SS. Annunziata
Chiesa angioina eretta nel XIV secolo, sorge nei pressi dell’antica porta omonima. L’ampia scalinata precede un portico con arcate a tutto sesto, rette da alte colonne monolitiche. Il portale è datato 1504.
L’interno si presenta a unica navata con, sulla destra, una navatella laterale delimitata da forti e basse colonne sormontate da capitelli larghi e schiacciati, decorati a fogliame e di gusto romanico, su cui scaricano tre archi e delle volte a vela che presentano affreschi rinascimentali.
Di notevole interesse artistico la grande, cinquecentesca pala dell’altare maggiore sulla quale nella cuspide è riprodotto ilMartirio di S. Margherita, nel riquadro centrale l’Annunciazione, con a destra San Giuseppe e a sinistra San Giovanni Battista.
Pregevole anche una tavola dipinta del 500 che raffigura l’Annunciazione e che si trova sulla parete di destra dell’abside.
Sul portale di ingresso una Annunciazione in terracotta.
La chiesa faceva parte dell’antico Convento dei Frati Celestini.
Chiesa di Sant’Andrea
Sul proseguimento dell’antico tracciato del decumano che porta alla Porta dell’Annunziata, sorge la Chiesa di Sant’Andrea. La tradizione lega la sua nascita ad un antico tempio pagano. L’esterno mostra dei resti di epoca romana, un capitello di cultura lucana e, sotto l’arco, due metope ed un’ara con testa di vitello e don ghirlande di fiori. L’interno è caratterizzato da un impianto centrale ad unico vano coperto da una volta a vela.
Di notevole interesse artistico sono due tavole:
– Madonna con bambino in trono tra i SS. Nicola di Bari e Antonio da Padova, datata 1499, attribuita ad Angiolillo Arcuccio;
– Madonna delle grazie e i SS. Andrea Apostolo e Antonio da Padova, della prima metà del XVI secolo di Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno.
Il Seggio
Il loggiato che sorge all’incrocio del Cardo e del Decumano, dal 1450 è stato sede del Consiglio Comunale e vi si svolgevano, intorno ad un tavolo in pietra, le riunioni della Universitas medioevale.
Cattedrale di Santa Maria Maggiore
Sorta verso la fine del 1200, la chiesa ha subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni. Nel Medio Evo l’ingresso principale era sulla piazza, preceduto da un porticato a tre archi, affiancato dal campanile, staccato, e con il Battistero di San Giovanni di fronte (questa struttura è tipica, basti pensare al duomo di Firenze o di Pisa).
Verso la metà del 1800 ci furono però tre avvenimenti importanti: il terremoto del 1858, la beatificazione di San Cono e l’essere diventata, Diano, sede di Diocesi. Nel realizzare i lavori dopo il terremoto, si colse l’occasione per ingrandire la chiesa, realizzando tutta la parte del transetto del presbiterio e della sacrestia, invertendo anche l’ingresso che dalla piazza fu spostato nel vicolo opposto.
Di pregevole fattura sono i due portali: quello principale ricco ed elaborato attribuito a Melchiorre nel XIII sec. e quello laterale del 1508.